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Crespi Shohin Cup

I bonsai shohin stanno trovando un posto di rilievo, fra i collezionisti e i professionisti, anche in Europa.
Una valutazione scaturita sia dal livello tecnico-estetico di alcune delle opere esposte, sia dal numero sempre più crescente di appassionati che si avvicinano a questa categoria di bonsai.
Nella Crespi Shohin Cup ha ottenuto il punteggio più alto il Pinus thunbergii di Luigi Maggioni che, raggiungendo i 90,6 punti, si è aggiudicato i 1.300,00 euro in palio e la Coppa Suiseki.
Hanno ricevuto le Menzioni d'onore: il Pinus pentaphylla di Maurizio Jeropoli, vincitore della scorsa edizione (85,3 punti) e il Celtis australis di Biagio Cerati (80,6 punti).



Alcuni degli esemplari esposti.


Siamo andati a trovare il Signor Maggioni: qui di seguito ne pubblichiamo l'intervista.

Complimenti Signor Maggioni per la sua bella e meritatissima vittoria. Cosa l'ha spinta a partecipare alla Crespi Shohin Cup?
La grande passione per il bonsai.

Crede che il bonsai shohin possa arrivare a diffondersi in Italia come il bonsai di medie dimensioni?
Penso di sì! Tanti amatori hanno a disposizione poco spazio da utilizzare per la lavorazione dei bonsai, così iniziano a preferire lo shohin per le sue piccole dimensioni.

Lei come si è avvicinato?
Nel 1985, per il Santo Natale, mia moglie mi regalò una piantina di Carmona. Sapeva che mi piacevano le piante, vengo da una famiglia contadina e sono nato e cresciuto in mezzo alla natura. Ho iniziato subito a prendermene cura, ma la piantina è morta dopo circa un anno.
Ho continuato ad interrogarmi per scoprire in cosa avevo sbagliato, tante erano state le attenzioni che avevo dato a quella piantina e non riuscivo a spiegarmi perché avesse potuto

fare quella brutta fine.
Così cominciai a comprare libri sul bonsai e leggendo capii che la pianta era morta per marciume radicale: l'avevo bagnata troppo! Rimasi affascinato da quel meraviglioso mondo e iniziai a raccogliere piccole piante nei boschi: nell'accudirle e lavorarle, giorno dopo giorno, piano piano, l'amore per il bonsai lievitava, la voglia di fare e imparare cresceva sempre di più. Fare bonsai mi aiutava a dimenticare per qualche ora al giorno i miei problemi di lavoro, mi rilassava, mi dava pace interiore, mi arricchiva. Mi fa stare bene... non potrei fare a meno del bonsai, è la mia grande passione.

Sappiamo che possiede anche una collezione di "bonsai", fra questi
e gli shohin quali preferisce e per quale motivo?

Non ho preferenze.Tra le varietà di piante preferisco le conifere che, a differenza della caducifoglie, danno in breve tempo degli ottimi risultati. Sono materiali molto buoni che riescono a dimostrare al meglio il design e la fantasia del bonsaista. Gli shohin mi affascinano perché riescono a rappresentare una pianta in natura sul palmo di una mano.

Il Pinus thunbergii che le ha permesso di vincere da quanto tempo lo cura?
Incominciai a conoscere gli shohin durante un viaggio in Giappone.
Mi affascinarono subito per le loro piccole dimensioni, iniziai a farmene una piccola collezione che in seguito mi selezionarono per il WBCM 2001.
Mi mancava la pianta di primaria importanza, così acquistai nel 2001 il Pino proveniente dal giardino del maestro Urushibata Nobuichi: è stato l'ultimo mio acquisto.

Se dovesse dare un consiglio ad un neofita cosa si sentirebbe di dirgli?
Gli consiglierei di frequentare un club e di partecipare sempre ai workshop organizzati da maestri e istruttori capaci di trasmettere ai principianti tutto ciò che riguarda le scelte di lavorazione. Se finanziariamente ne ha la possibilità, gli consiglierei di frequentare le scuole dei grandi maestri.

Il Pinus
thunbergii
1° classificato.